San Paolo Bel Sito

“Ei nasce ai piedi della collina in fior …”

Tommaso Iovino

Storia

San Paolo Bel Sito si sviluppa lungo l’asse Nola-Lauro-Palma Campania che ricalca, secondo alcuni studiosi, il tracciato dell’antica via Popilia. Importanti rinvenimenti archeologici nelle località Vigna, Montesano e Campo Stella, testimoniano l’intensa occupazione dell’area sia in epoca protostorica che romana.
All’età del Bronzo Antico è riferibile l’eccezionale scoperta degli scheletri di due individui morti a causa dell’eruzione vulcanica cosiddetta delle “Pomici di Avellino” (XIX-XVIII secolo a.C.). Altri rinvenimenti si riferiscono ad un abitato del Bronzo Finale (XI-X secolo a.C.), ai resti di un tempio italico (IV-III secolo a.C.), a quelli di una villa romana del tardo periodo repubblicano-prima età imperiale nonché a sepolcreti con tombe sannitiche e romane. L’insediamento odierno di San Paolo sembra abbia avuto origine in epoca tardo medievale – come attestano fonti coeve del XIII e XIV secolo – dall’unione e dalla successiva fusione di due nuclei abitativi separati, ognuno con la propria chiesa parrocchiale, presenti sul territorio.
Secondo lo storico nolano Ambrogio Leone, vissuto a cavallo fra i secoli XV e XVI, a fondare San Paolo furono gli abitanti di Cicala che, abbandonata la cima del colle, si diedero a coltivare i campi posti alle sue pendici. La storia del paese in età moderna s’intreccia, come quella di altri piccoli centri, alla città di Nola, di cui fu casale. Il suo nome sembra derivi dal Santo al quale, fin dagli inizi del XIV secolo, era dedicata una chiesa, San Paolo I Eremita.
L’appellativo “Bel Sito” fu aggiunto al toponimo originario dopo l’unità d’Italia, per distinguere questo paese da altri con simile nome. Con tale appellativo, trasposizione del termine greco ghè kalè (terra bella) da cui deriverebbe il nome di Cicala, si sono volute ricordare le origini del paese. La felice posizione geografica, congiunta alla bellezza naturale del paesaggio, contribuì, dalla fine del XVIII fino agli inizi del XX secolo, a far assumere al paese il ruolo di ricercato luogo di villeggiatura da parte dell’aristocrazia partenopea.
Testimonianza di questo passato recente sono molte di quelle nobili dimore ed una in particolare, villa Montesano, posta su una modesta altura appena fuori dal centro abitato del paese. Vi soggiornò il Cimarosa, che qui compose “Il matrimonio segreto”. La villa è ricordata per l’incendio nel quale andarono distrutti molti documenti dell’Archivio di Stato di Napoli, qui trasferiti durante la seconda guerra mondiale.
L’economia prevalente del paese è ancora oggi, quella agricola, anche se non mancano settori produttivi impegnati nell’artigianato.

Beni Architettonici
Chiesa parrocchiale di San Paolo I Eremita e Santa Prima Martire: L’edificio attuale risale al periodo fra la fine del XVI e gli inizi del XVII secolo e fu costruito in sostituzione delle due antiche chiese parrocchiali di San Paolo I Eremita e Santa Prima Martire, ormai in rovina. La facciata in stile rinascimentale è divisa in tre ordini, delimitati da cornici marcapiano in piperno, ed è conclusa da un frontone triangolare. Il portale in piperno riccamente scolpito, è sormontato da un timpano curvo spezzato in cui è inserita un’edicola ed è fiancheggiato, sui due lati, da nicchie con le statue dei Santi tutelari della parrocchia, realizzate agli inizi del XX secolo. Sul lato sinistro della chiesa si eleva, su pianta quadrata con più ordini, il campanile sormontato da un basso attico ottagonale e cuspide maiolicata. L’interno della chiesa, a navata unica, presenta una decorazione settecentesca con altari in pregiati marmi policromi, organo e pulpito in legno stuccato e dorato. Notevoli sono i dipinti del soffitto, firmati e datati da Nicola Cacciapuoti nel 1751, e quello raffigurante Santa Prima Martire di anonimo autore caravaggesco, della prima metà del XVII secolo.

Chiesa della Congrega del Corpus Domini: Costruita agli inizi del XVI secolo dai Confratelli della Congrega di S. Sebastiano, a cui era dedicata, verso la fine del XVIII secolo mutò il titolo con quello di Corpus Domini. A questo periodo risale il rifacimento della facciata, in stile neoclassico, e dell’interno abbellito da stucchi. L’altare maggiore presenta pregiati marmi policromi ed è sormontato da una tela del Mozzillo del 1798 raffigurante il SS. Sacramento e da un coro ligneo finemente intagliato attualmente rimosso. All’uscita del cortile della chiesa della Congrega vi è la chiesa di S. Antonio Abate (ora sala parrocchiale) appartenuta, come ricorda la lapide posta sul prospetto principale, al Sacro Militare Ordine Costantiniano di S. Giorgio.

Chiesa della Congrega di Maria SS. del Rosario – (Via Marchese di Livardi ). La chiesa, che si trova nella vicina frazione di Livardi, prima dedicata alla Vergine del Monte Carmelo, mutò successivamente il titolo con quello di Maria SS. del Rosario, la cui Confraternita qui officiava. Nel suo interno è conservata una pala lignea, un tempo posizionata sull’altare maggiore, raffigurante la Madonna del Carmine fra i Santi Giovanni Battista, Francesco di Paolo, Caterina d’Alessandria e Maria Maddalena, e una tela raffigurante Santa Rita e altri Santi. Notevoli erano gli altri due dipinti su tavola databili al XVI secolo, trafugati nel 1972, raffiguranti la Pietà con i Santi Lucia ed Aniello e l’incontro della S. Vergine con Gesù risorto.

Chiesa dell’Epifania – Antica cappella palatina della famiglia marchesale dei Mastrilli, fu donata da questi ultimi al paese quando venne istituita la parrocchia a Livardi (che un tempo dipendeva da quella di Cicala). Sull’altare maggiore si può ammirare un dipinto su tavola del XVI secolo attribuito a Francesco da Tolentino; sui due altari, presenti ai lati del presbiterio, vi sono le tele raffiguranti la Vergine del Rosario di Giovanni De Vivo (1765), e quella raffigurante l’Arcangelo Raffaele e Tobiolo, di Angelo Mozzillo (1768). Altri dipinti su tela, raffiguranti l’Ecce Homo e S. Nicola di Bari, sono presenti sulle pareti laterali della piccola navata.

Chiesa Madonna della Neve – L’antica chiesa con annessa tenuta e piccola casa abbaziale, domina l’abitato di Livardi. Conserva al suo interno l’affresco della Madonna col Bambino fra i Santi Rocco e Antonio da Padova.

Palazzo Contieri – Edificato probabilmente nella seconda metà del XVIII secolo, l’edificio presenta una imponente facciata dalle linee neoclassiche. Costruito su tre livelli, il palazzo ha una pianta che si sviluppa intorno ad una corte interna da cui parte la scala per i piani superiori e retrostanti giardini.

Palazzo De Marco – In origine l’edificio apparteneva probabilmente alla famiglia Milano e solo in un secondo momento passò alla famiglia De Marco. Il palazzo oggi è suddiviso tra vari proprietari. Pur rientrando nei confini comunali di Noia, si trova inserito nel tessuto urbano di San Paolo Bel Sito. L’edificio si sviluppa su due piani, con ampi loggiati e zone porticate, attorno ad una corte centrale occupata, sul lato orientale, dal parco. Sono andate perdute le antiche decorazioni dei soffitti mentre tutto lo stabile versa in uno stato grave di degrado.

Palazzo De Ferrante – La costruzione è di grosse dimensioni e si sviluppa su due livelli. Presenta nitide linee di gusto neoclassico e vi è un giardino annesso. Sul lato meridionale del prospetto principale si trova l’ingresso alla cappella gentilizia.

Palazzo Accinni – Ben poco rimane dell’assetto originario dell’antico palazzo ducale dì San Paolo Bel Sito, oggi conosciuto come palazzo Accinni, completamente rimaneggiato nell’impianto e nelle decorazioni interne ed esterne. La cappella palatina, dedicata alla Nascita della Vergine Maria, come ricorda la lapide posta sull’ingresso, fu ristrutturata per iniziativa del duca Giacomo Milano e della consorte Enrichetta Caracciolo nel 1758. A questo periodo risalgono i pregevoli stucchi che adornano le pareti, la cupoletta absidale (abbattuta in parte) e l’impiantito pavimentale in cotto e maiolica. Risulta trafugato l’altare settecentesco in marmi policromi e profanata la tomba, posta sul lato destro del transetto, di uno degli esponenti della famiglia Milano.

Palazzo Mastrilli – (Via Prov. Per Lauro ). Ubicato a Livardi, lungo la strada provinciale per Liveri, il palazzo apparteneva in origine ai Mastrilli, feudatari di Livardi e Scarvaito. L’edificio conserva quasi inalterate le sue antiche linee: nel cantonale, sul lato settentrionale del palazzo, è inserita una colonna di spoglio di marmo bianco. Sul prospetto principale un’epigrafe marmorea con iscrizione in latino ricorda come Orazio Mastrilli, Marchese di Livardi e Scarvaito, restaurò le chiese dei due borghi e bonificò i campi piantandoli a frutteto affinché gli abitanti potessero godere dell’aria salubre della zona.

Palazzo Piciocchi – Appartenuto originariamente alla nobile famiglia dei marchesi Scarampo, il palazzo passò agli inizi del XX secolo alla famiglia Piciocchi, a cui ancora oggi appartiene. Completamente alterato nelle decorazioni e nell’impianto, conserva la volta dell’ingresso principale, affrescata con l’arme delta famiglia Piciocchi, e un grazioso chiostro in muratura con cornici rifinite in stucco nel retrostante parco.

Villa Simonelli –(Piazza Castelnuovo delle Lanze ). Costruita fra la fine del XVIII e gli inizi del XIX secolo, la villa apparteneva in origine alla nobile famiglia dei marchesi Filiali. Nella prima metà del XX secolo fu acquistato dalla famiglia Simonelli, a cui appartiene attualmente. Sul prospetto principale si apre l’ingresso alla cappella gentilizia che conserva all’interno statue lignee e due affreschi ottocenteschi alle pareti.

Villa Imperiale – L’edificio, dal prospetto e dalle decorazioni di stile neogotico, è appartenuto in origine alla famiglia dei marchesi Imperiali. Nella prima metà del XX secolo fu acquistatè dalla famiglia De Sena e trasformata in clinica, destinazione che conserva attualmente.

Villa Bellosguardo – Secondo alcuni storici questa villa, appartenuta alla nobile famiglia dei Capecelatro, fu costruita sui ruderi di una villa di epoca romana. Anche se ben poco rimane delle originarie decorazioni che abbellivano i prospetti, l’edificio conserva inalterato il suo fascino, enfatizzato dalla presenza di due secolari e slanciate palme, poste all’inizio del lungo viale d’accesso, e dai ruderi del castello medievale di Cicala che incombono dall’alto della vetta del colle. Nella villa soggiornò a lungo il Cardinale Alfonso Capecelatro.

Villa MonteSano – Ubicata su una modesta altura appena fuori dall’abitato di San Paolo Bel Sito, fu residenza della nobile famiglia dei marchesi Della Valle. Durante l’ultimo conflitto mondiale vi fu conservata parte dei documenti dell’archivio di Stato di Napoli, dati poi alle fiamme dalle truppe tedesche in ritirata. Secondo la leggenda, nella villa soggiornò per lungo tempo il celebre musicista Domenico Cimarosa. Attualmente l’edificio, di proprietà della famiglia Contieri, è in uno stato di grave degrado.

Villa Tiglio – La villa, il cui nome deriva da un secolare e gigantesco albero di tiglio presente nei suoi giardini, appartenne alla nobile famiglia dei baroni Alfano ed attualmente è proprietà della famiglia Izzo. Non trova conferma la notizia della originaria destinazione religiosa dell’edificio.

Altri luoghi di interesse:
Chiesa di Sant’Antonio Abate, Via Roma
Palazzo Scala, Via Ferdinando Scala
Villa Caliendo, Via Tommaso Vitale
Villa Cucca, Via San Giacomo
Villa La Vigna, Via Prov. Per Lauro
Villa Maria, Salita Santarelli

Siti archeologici
Necropoli dell’Età del Bronzo: La necropoli risale all’Età del Bronzo Antico (2100-1600 circa a.C.). La necropoli fu sepolta da un un’eruzione pliniana del Vesuvio, detta delle «pomici di Avellino», dall’area di dispersione dei prodotti piroclastici in tutto il territorio che si estende tra il versante settentrionale del vulcano fino all’entroterra irpino, è datata tra il 1880 e il 1680 a.C. Sulla collina della Vigna, durante la campagna di scavo del 1995, nella quale furono messe in luce numerose testimonianze della lunga occupazione del sito, erano stati trovati gli scheletri di due individui, un uomo e una donna, morti poco dopo l’inizio dell’eruzione. La loro posizione documentava la drammaticità del momento in cui li ha colti la morte. Erano distesi su un deposito formatosi durante le prime ore della catastrofe, ambedue con le mani aperte a protezione del viso. L’intervento di scavo effettuato nel 2000, a valle della collina, ha esplorato parte di una necropoli dove erano stati seppelliti gli altri abitanti del villaggio, morti prima dell’eruzione. L’interesse scientifico di tale scoperta è notevole in quanto le testimonianze inerenti alla tipologia e al rituale funerario del Bronzo antico in Campania sono una recentissima acquisizione derivante in gran parte da scavi ancora in corso.